Recentemente il Consiglio di Stato è intervenuto (Cons. Stato sez. VI 1, settembre 2023 n. 8141), al fine di chiarire cosa si intenda con la locuzione “piani di recupero urbanistico” (P.d.R) e soprattutto quale sia la loro funzione. Scopriamo insieme ad un team di avvocati esperti nel settore della pianificazione urbanistica territoriale cosa sono i P.d.R e a cosa servono.
I piani di recupero urbanistici: che cosa sono?
I piani di recupero urbanistici (P.d.R) costituiscono importanti strumenti pianificatori attuativi, ovvvero strumenti previsti nella pianificazione urbana che, solitamente, vengono messi in atto al fine di affrontare situazioni specifiche di abusivismo edilizio ma possono anche riguardare situazioni di carattere generale legate ad esigenze di pianificazione del territorio comunale.
Lo Studio Legale Bertuzzi e Associati forte dell’esperienza e competenza maturata nel tempo ti consente di fare chiarezza sull’intricato panorama legale nel settore della pianificazione urbana. Siamo qui per aiutarti a comprendere le nuove regole dettate in codesto settore, tutelando i tuoi diritti al fine di ottenere i migliori risultati possibili.
I piani di recupero urbanistici: che cosa prevedono? Quali sono gli obiettivi principali dei P.d.R ?
Come già detto, nel contesto del tessuto urbano la presenza di una edificazione disomogenea ovvero di una situazione in cui gli edifici vengono costruiti in assenza di un piano regolatore, dunque, in modo non uniforme, giustifica la necessità di introdurre strumenti pianificatori e cioè piani specifici di recupero urbanistico (P.d.R). Tra gli obiettivi principali i P.d.R prevedono quello di riorganizzare la pianificazione urbana, migliorando la zona interessata, tendendo al contempo a garantire una maggiore funzionalità della zona stessa, contribuendo alla creazione di un ambiente urbano sostenibile. In definitiva i P.d.R rappresentano uno strumento chiave utilizzato di frequente per affrontare situazioni di edificazione disomogenea o abusiva, con l’obiettivo principale sia di migliorare la qualità dell’ambiente urbano che di soddisfare le esigenze di pianificazione del territorio urbano comunale.
I piani di recupero urbanistici: la disciplina normativa nazionale di riferimento e la loro classificazione rispetto al Piano Regolatore Generale (PRG)
La disciplina normativa nazionale di riferimento che regola la procedura per l’adozione e l’approvazione dei P.d.R è contenuta negli artt. 27 e ss. della risalente Legge n. 457 del 5 agosto 1978 “Norme per l’edilizia residenziale”. In particolare, tale disciplina detta le norme generali per il recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente, individuando ad opera dei Comuni le zone di degrado (art. 27), i piani di recupero (concentrati sulla rigenerazione degli edifici, dei complessi edilizi, degli isolati), compresi quelli di iniziativa dei privati (art. 30) anche attraverso interventi di ristrutturazione urbanistica.
Tale disciplina si è successivamente evoluta con ulteriori modifiche ed integrazioni, trovando piena attuazione attraverso le legislazioni regionali dettate in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica.
Nella pianificazione urbana in termini di classifica, i P.d.R occupano un livello inferiore rispetto al PRG, essendo quest’ultimo lo strumento di pianificazione di primo grado che fissa le linee guida generali per lo sviluppo del territorio comunale.
I piani di recupero urbanistici: la riorganizzazione del disegno urbanistico nella recente sentenza del Consiglio di Stato (Cons. Stato sez. VI 1, settembre 2023 n. 8141)
Di recente il Consiglio di Stato è intervenuto nel settore della pianificazione urbanistica e territoriale nell’intento di riorganizzare il disegno urbanistico evidenziando in particolare la figura dei P.d.R e la loro funzione.
Nel caso preso in esame, il Giudice di Primo Grado aveva respinto il ricorso proposto dai proprietari di un fabbricato che avevano agito al fine di ottenere il permesso di costruire in sanatoria. Ciò in quanto tale fabbricato sarebbe stato realizzato in assenza di titolo edilizio abilitativo su suolo ricadente in zona di recupero urbanistico (come indicato nel relativo Piano Regolatore). Costoro proponevano successivamente ricorso al Giudice di Secondo Grado, il quale respingeva a sua volta l’appello.
Nel respingere l’appello il Consiglio di Stato ha evidenziato come i P.d.R rappresentano lo strumento per attuare il riequilibrio nelle aree degradate e non è ipotizzabile che in tali aree, pur compromesse da fenomeni di urbanizzazione spontanea e incontrollata, tali piani attuativi possano essere elusi o derogati con titoli edilizi singoli per costruire, pur attenendo questi ultimi a lotti prospicienti su aree urbanizzate e interclusi. Ciò in quanto i P.d.R attengono non soltanto al recupero fisico degli edifici, ma anche e soprattutto rappresentano operazioni complesse a scala urbanistica, che devono puntare alla rivitalizzazione di un comprensorio urbano, con la conseguenza che essi sono necessari non solo per i lotti interclusi insistenti in zone urbanizzate, ma anche per le aree già compromesse da fenomeni di urbanizzazione spontanea e incontrollata. L’imposizione di una previa scelta di pianificazione urbanistica che condiziona e a cui sono subordinati gli interventi edificatori singoli trae la propria giustificazione “proprio in considerazione del fatto che la zona in questione, in quanto già compromessa sotto l’aspetto urbanistico, ambientale e paesistico, abbia bisogno di necessari interventi di riqualificazione ambientale e paesistica” (cfr. Cons. St., Sez. V., 14.10.2014, n. 5078).
A dire del Consiglio di Stato appare, in definitiva, evidente l’importanza dei P.d.R urbanistici e la necessità di tali strumenti pianificatori sia per riportare ordine e coerenza nel contesto urbano che per promuovere la riqualificazione delle aree degradate, anche in zone completamente urbanizzate garantendo un approccio omogeneo e sostenibile allo sviluppo urbano.