Recentemente il Consiglio di Stato Sez. III con sentenza n. 2212 del 3 marzo 2023 è intervenuto in materia di provvedimenti di interdittiva antimafia nei confronti dei liberi professionisti non imprenditori. Commentiamo insieme ad un team di avvocati esperti nei provvedimenti amministrativi, il provvedimento interdittiva antimafia per i liberi professionisti.
Il caso pratico di un architetto colpito da un provvedimento di interdittiva antimafia
Il caso in esame riguardava un ricorso presentato in grado d’appello davanti al Giudice di secondo grado da un architetto, che chiedeva l’annullamento di un provvedimento interdittivo antimafia emesso nei suoi confronti. Il ricorso veniva accolto.
Lo Studio Legale Bertuzzi e Associati è qui per aiutarti a ripercorrere in via sintetica ma pregnante l’iter logico giuridico che ha condotto il Consiglio di Stato a non ritenere applicata la disciplina dell’interdittiva antimafia ai liberi professionisti non organizzati in forma di impresa.
Cosa è l’interdittiva antimafia? Cosa dobbiamo sapere? Scopriamolo insieme
L’interdittiva antimafia è un provvedimento amministrativo, di carattere preventivo, avente l’effetto di limitare la capacità giuridica delle società destinatarie, relativamente ai rapporti con la P.A. ed in particolare ai rapporti contrattuali, nonché quelli inerenti al rilascio di concessioni ed erogazioni. Secondo la giurisprudenza, l’interdittiva implica una incapacità giuridica speciale elimitataper il tempo in cui ha effetto.
Le interdittive antimafia sono previste e disciplinate dal D.lgs. n. 159/2011, noto come Codice Antimafia. Esse hanno lo scopo di prevenire le infiltrazioni mafiose nel mercato mediante l’interdizione delle imprese, che ne sono destinatarie, a contrarre con la P.A. o a ricevere erogazioni pubbliche, al fine di assicurare la tutela della concorrenza.
Il libero professionista non organizzato in forma di impresa può essere secondo la legge considerato il destinatario di una interdittiva antimafia?
Il punto fondamentale della sentenza in commento verte sulla questione se il libero professionista che non riveste la qualità di titolare di impresa o di società, possa essere destinatario di una informativa antimafia di tipo interdittivo. Analizziamo insieme ad un team di avvocati esperti i tratti salienti della sentenza in commento.
E’ possibile adottare un provvedimento interdittivo antimafia nei confronti di un soggetto libero professionista che non svolge alcuna attività di impresa? E poi a quali categorie di soggetti viene applicato tale provvedimento?
La questione attiene essenzialmente all’ambito di applicabilità dell’istituto dell’informativa antimafia, ovvero se in particolare la categoria dei liberi professionisti non imprenditori possa o meno essere assoggettata a tale istituto.
Il Consiglio di Stato ritiene che, prima di poter escludere i liberi professionisti non imprenditori e dunque i loro contratti dall’assoggettabilità a un provvedimento interdittivo antimafia, occorre al contrario delimitare in modo puntuale e preciso la categoria di coloro che possono invece essere interessati da eventuali provvedimenti restrittivi della loro capacità giuridica speciale.
Lo Studio Legale Bertuzzi e Associati è qui per aiutarti a comprendere le implicazioni giuridiche derivanti dall’applicabilità o meno di un provvedimento interdittivo antimafia a determinate categorie di soggetti.
Il provvedimento interdittivo antimafia secondo il principio di legalità e il principio di tassatività (in linea generale)
Il Consiglio di Stato, al fine di chiarire chi possa essere destinatario di un provvedimento interdittivo antimafia, richiama i due principi cardine del nostro ordinamento e cioè il principio di legalità e il principio di tassatività.
Il principio di legalità stabilisce che è reato solo il fatto previsto come tale dalla legge. Dunque, nessuno può essere punito se un fatto non è considerato reato dalla legge. Si tratta di un principio di garanzia per i cittadini, perché in tal modo tutti sono in grado di sapere quali fatti sono vietati e quali sono permessi. Il principio di legalità è sancito dalla Costituzione all’ articolo 25 e dal codice penale agli articoli 1 e 199.
Dal principio di legalità discende come conseguenza implicita l’ulteriore principio di tassatività, detto anche di precisione e chiarezza. Secondo il principio di tassatività il fatto deve essere individuato dalla norma penale in modo dettagliato, preciso, così che possa desumersi dalla norma medesima ciò che è lecito da ciò che è vietato.
Lo Studio Legale Bertuzzi e Associati forte dell’esperienza e competenza maturata nel tempo, ti consente di fare chiarezza sull’intricato panorama legale dei provvedimenti di tipo interdittivo antimafia. Siamo qui per aiutarti a comprendere le nuove regole dettate in codesto settore, tutelando i tuoi diritti al fine di ottenere i migliori risultati possibili.
Il provvedimento interdittivo antimafia secondo il principio di legalità applicato al caso in esame
Il Consiglio di Stato nel richiamare al caso in esame il principio di legalità ritiene che proprio all’insegna di tale principio non è possibile nell’interpretare una norma di legge andare oltre il significato letterale della norma stessa limitando con provvedimenti interdittivi la libertà di determinati soggetti. Non si può estendere l’ambito di applicazione della norma di legge in modo difforme rispetto a quanto previsto espressamente dalla legge.
I destinatari del provvedimento interdittivo antimafia secondo il principio di tassatività applicato al caso in esame
Ed ancora il Consiglio di Stato nel richiamare al caso in esame anche il principio di tassatività quale conseguenza implicita del principio di legalità, ribadisce che devono essere determinati i possibili destinatari del provvedimento interdittivo. Questo significa che secondo il principio di tassatività l’incapacità giuridica derivante dal provvedimento interdittivo antimafia non può colpire soggetti qualunque non contemplati da alcuna norma di legge ampliandone la portata applicativa.
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